Centro Studi online 'A. Solano' - Scienze storiche e del territorio  

Centro Studi online "A. Solano"

Scienze storiche e del Territorio

Contributo per la ricostruzione storica di un territorio per ridare senso e contenuto al poco conosciuto, al pensato e all'esistente


 

Diego Corso - Notizie storiche su Joppolo - 1902
Estratto da: "Rivista Storica Calabrese"
- Cav. Dott. Diego Corso -
X - 1902
 
Pag. 17
"Notizie storiche su Joppolo - Descrizione di Joppolo"
a cura di Ernesto Glicora

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Notizie storiche su Joppolo

Ioppolo è Comune di terza classe del Mandamento di Nicotera, e capoluogo del comune istesso.
Sorge sopra un contrafforte, sperone scendente dalle balze di Monte Poro, e si crede sia opera dei Bizantini.
Fu luogo forte ed importante e vien ricordato frequentemente nelle cronache medio-evali. Degli edifici antichi, quali l'Abbazia ed il Castello, Ioppolo non conserva nulla, né avanzi, né memorie. L'Abbazia nei primitivi tempi era sotto la dipendenza dello Egùmeno o Archimandrita e la chiesa sotto il titolo di S. Maria degli Angeli.
Ucciso l'Archimandrita, per la giurisdizione ecclesiastica passò in potestà dei Vescovi di Nicotera, e gli Abati perderono ogni autorità, che esercitavano sopra le chiese dei villaggi di Coccorino e Coccorinello, di Molochio e di Molochiello.
Il Vescovo di Nicotera assumeva in quel torno il titolo di "Archimandrita Terrae Ioppoli". Nel Medio Evo fu Terra murata di grande importanza per il castello, che fu un propugnacolo del paese.
Era situato sopra un colle dirupato e quasi distaccato dal resto del monte e perciò se ne rendeva difficile l'accesso. Il ponte levatoio, che solo dava passaggio al di dentro, era sospeso sopra un precipizio della "valle della fontana".
Completamente distruto non resta che qualche pezzo di muraglia che sporge sul dirupo della valle stessa.
Nel periodo turbinoso delle lotte per la successione fra Svevi ed Angioini, Ioppolo fu preso d'assalto e, secondo la tradizione, arso e diroccato. Durante i fieri contrasti per il dominio del regno venne riedificato dagli Angioini e Re Roberto concesse il castello di Ioppolo a Raimondo Gallo da Nicotera. Nel 1337 Michele Cantone da Messina, Milite e maestro razionale della R. Curia lo acquistò da detto Raimondo.
Passò poscia a Ettore Pignatello e quindi a Camillo, Duca di Monteleone, unitamente ai comuni di Coccorino e Coccorinello con la giurisdizione civile, criminale e mista, mero e misto imperio, e quattro lettere arbitrarie, e questi nel 28 giugno del 1572 vendé il Castello di Ioppolo ed i casali sopra mentovati ad Antonello Galluppi, per atti di Notar Scipine Foglia di Napoli, vendita che venne convalidata dal Viceré Cardinale De Granvela.
Nel secolo XVII ne fu in possesso Orazio Mottola, il quale lo vendé a Giorgio Melicrinis a 9 luglio 1767. Indi l'ebbe per successione dal padre Francesco Saverio Melecrinis, giusta Reggio Assenso del 30 gennaio 1768. Giovambattista Melecrinis godeva il feudo anzidetto allorché venne promulgata la legge che aboliva i feudi nell'anno 1806.

Descrizione di Joppolo
 
Ioppolo trovasi in posizione pittoresca, a cento metri in circa sul livello del mare e tra le valli dette "La fiumara" e del "Pozzo". Il paesello è formato dalle frazioni di Caritanoli, di S. Sebastiano Drungadi che son divisi dal resto del paese; che vien formato dai rioni Borgo, Lanzari ed Olmo.
Nessuna cosa d'interesse artistico è da notare in Ioppolo.
L'edificio più importante del luogo è la chiesa parrocchiale dedicata a S. Sisto Papa.
Nella barbarie profonda dei bassi tempi, Ioppolo perdé ogni memoria ed ogni monumento. Presso la chiesa parrocchiale, fino a pochi anni addietro, si vedevano gli avanzi dell'antico castello ed i pilastri del ponte levatoio. Quesi ruderi sgretolati dalle continue piogge caddero nella valle sottostante senza lasciare traccia. Le torri e le porte indicanti la circonferenza della cittadina, erano cadute o per lo meno distrutte sin dal secolo passato senza lasciare vestigia della estensione di essa.
Nella piazza di Ioppolo eravi un olmo gigantesco che serviva da frescura e di ritrovo a coloro che vi discutevano pubbliche facende. L'albero per vetustà venne abbattuto da un turbine, ma restò a quel luogo il nome di piazza dell'olmo.
Il suggello che usava "ab immemorabili" l'Università di Ioppolo presentava una torre fiancheggiata da due olmi in campo azzurro. Intorno aveva la leggenda "Universitas Terrae Ioppoli (*1)".
Fuori l'abitato a tre chilometri in circa di distanza sulla costiera verso Sud-Ovest si vede una torre di forma rotonda che appellasi "Torre di Ioppolo". Essa è una di quelle che Pietro Toledo Viceré di Napoli fé costruire lungo il litorale a guardia delle nostre terre contro le rapine dei Barbari.
Il castellano, stipendiato dall'Università, aveva il carico di stare alla vedetta, e dare notizia di qualsiasi arrivo o passaggio mediante avvisi. Aveva un cannone col bollo "Ioppolo" che fu preso dai Lancioni inglesi durante l'occupazione militare nella prima decade del secolo passato. Il maggior vanto di Ioppolo è quello di aver dato i natali ad Agostino Nifo Prof. di Filosofia all'Università di Padova e medico di Papa Leone X. Dialettico valoroso fu il fiero avversario di Pompanazzo e come lui scrittore colto e di gran fama.
Morì in Salerno dove aveva acquistata grandissima riputazione nell'anno 1538, ove da lungo tempo leggeva filosofia e medicina stipendiato dal principe del luogo (*2).
Il territorio di Ioppolo è abbastanza fertile, la vegetazione lussureggiante dà al paesaggio e dintorni un aspetto delizioso ed agreste. La popolazione eminentemente agricola, vive gran parte dell'anno nelle case rurali, che sono sparse nelle campagne circostanti. La copiosa produzione dei fichi, dei peri, dei mandorli, degli ulivi, degli agrumi ecc. attestano il carattere interamente agricolo della regione, che offre opportunità alla promiscua coltivazione del vino, dei cereali, in specie delle maioriche, delle caroselle, che ne sono i principali prodotti della regione, come tra i frutti le mandorle e le giugiole.
Il clima di Ioppolo è temperato w salubre: l'inverno potrebbe dirsi un prolungato autunno, e l'està quantunque ricordi i climi settentrionali dell'Africa, pur tuttavia vien temperata dai venticelli maestrali.
Il territorio si estende da Nord-Est a Nord-Ovest per la maggior parte in colline ridenti, ondulazioni dei contrafforti del Monte Poro, che chiudono l'orizzonte da Nord-Ovest a Nord-Est. Tra i sollevamenti del Monte Poro è degno di nota il Monte che sta a cavaliere di Ioppolo formato di rocce porfirico-granitiche con marne, tufi ed altri detriti.
Un ripido e tortuoso sentiero, salendo fra i dirupi della costiera porta da Ioppolo a Caroniti, villaggio posto sul ciglione del Monte Pirrò a ridosso del Monte Poro. La postura alpestre e montuosa domina da lassù un vasto orizzonte, ed il paesaggio è ridente per fresche vallate e magnifiche praterie. Caroniti posto sull'altopiano, a circa cinquecento metri sul livello del mare, gode aria salubre e acque fresche e limpide.
Il territorio è coltivato con ogni cura perché è montuoso ed ondulato. Oltre i fichi, i ciliegi ed i vitigni vi prosperano i fichi d'india, che hanno rinomanza per tutto il paese. Negli agrocòri vi sono magnifiche praterie, pingui pascoli per dovizia di erbe aromatiche (serpillo capitato, detto ariganace origano volgare, mentastro pimpinella ed altro), che danno un sapore speciale ai formaggi di questa regione.
Le maggiori industrie del luogo sono: la coltivazione delle patate, la fabbricazione del formaggio pecorino, l'alpeggio e l'ammollamento dei lupini.
Il paese è diviso tra pastori e coltivatori dei loro piccoli appezzamenti di terreno. Caroniti è migliorato per la coltura e per l'industria, che hanno vinto l'aspra natura del luogo. Se ne lodano le donne aitanti e formose, però presto sciupate dalle fatiche campestri e dalle privazioni. Due vie partono da Caroniti: la prima mena nella parte alta e piana della montagna ove trovasi il Santuario di Nostra Signora del Carmelo, celebratissima in tutta la Calabria ed assai venerata dalle nostre popolazioni. Un tronco di strada rotabile unisce la via provinciale Monte Poro col Santuario istesso (*3).
L'altra via declinando sempre mena ai villaggi di Coccorino e Coccorinello, mentre per una terza si discende al villaggio di Preitoni.
Coccorino e Coccorinello sono le più lontane frazioni del Comune di Ioppolo, e sono situate a pié dell'ultimo contrafforte di Monte Poro, che soprasta al Capo Vaticano. La campagna adiacente a Coccorino e Coccorinello era una vera sassaia, piena di sterpi e montuosi, rese gli abitatori perspicaci ed industri. La volontà ed il lavoro assiduo trasformarono quei luoghi alpestri in verdi e ridenti aiuole, ove presperano i vitigni, il fico, il pero, il gelso ed ogni altro albero da frutto.
Gran parte di quella industre popolazione emigra temporaneamente nelle Americhe e portando in seno alle proprie famiglie, lasciate nei paeselli, i risparmi delle loro fatiche, se ne servono per abbellire la casetta e ad ingrandire il campicello.
Le case di Coccorino e di Coccorinello sono nella maggior parte poverissime, addossate le uno alle altre, e costruite da basole di fango, e nere pel tempo e pel fumo. Quella gente sobria e vigorosa ha la buona idea di praticamente migliorare il territorio e rendere più igienico l'ambiente del proprio nido.
La discesa da Coccorino a Ioppolo è un sentiero arido e brullo, che rasenta il fianco dei monti, per lo più sovrapposto a spaventevoli precipizii. Il viottolo serpeggia sulle ripide balze dei contrafforti del Monte Poro, che pescano in pieno mare, che in quel luogo rispecchia le frastagliate gole della montagna, e fragoroso spumeggia, se agitato fra gli specchi delle rocce sottostanti.
L'orrido della sublime prospettiva ti sopraffà l'animo alla vista di quell'imponente spettacolo, che si riassume in un quadro meraviglioso, che la natura alpestre di quei luoghi ti presenta ad ogni pié sospinto.

Nicotera 21 dicembre 1901

Cav. Dott. Diego Corso"


--- Note ---

(1) Dai libri parrocchiali di quella curia, si ilevano le seguenti notizie:
- Giacomo de Tropea Capitano di Ioppolo nell'anno 1600.
- Pietro Pardino di Iucca, Capitano di Ioppolo, il quale venne ucciso in quella marina a 15 febbraio 1628.
- Fabbrizio di Giov. Francesco di Seminara, morto in Ioppolo ai 29 giugno 1639.
(2) V. Leandro Alberi, "Descrizione d'Italia", Venezia 1595, pag. 159.
(3) "Fede e Civiltà", periodico di Reggio Calabria, n. 27 an. 1893, alla montagna del Poro.